Come ogni grande invenzione dell'uomo, spesso non si può fare riferimento ad un singolo inventore, ma piuttosto a una serie di contributi provenienti da persone disparate, che vengono nel tempo ottimizzati e standardizzati da un'unica persona, che prende la maggior parte del merito.
Nel caso della fotografia, quello che possiamo considerare il vero inventore è Joseph Nicéphore Niépce, ricercatore francese che deve la sua notorietà soprattutto per essere stato l'autore del primo scatto fotografico.
Nel 1796 Niépce maturò il proposito di eseguire immagini per la stampa litografica senza l'intervento di un disegnatore. Per imprimere le immagini su una lastra da incisore ebbe l'idea di impiegare il bitume di giudea, composto chimico caratterizzato da un'elevata resistenza alla corrosione, in grado di fronteggiare l'azione dell'acido ove non fosse richiesta.
Cosparse le lastre destinate a essere incise con l'acido con un sottile strato di bitume e le collocava sul fondo della camera oscura. Dopo un'esposizione di diverse ore le parti esposte alla luce si scolorivano e si indurivano, mentre le regioni scure del supporto non subivano alterazioni. La lamina veniva dunque disciolta in essenza di lavanda, così da rimuovere il bitume in eccesso, e cosparsa di inchiostro, che si depositava nelle zone scure, quelle interessate dall'acido. Terminato questo procedimento, appariva l'immagine fotografica vera e propria.
Questo procedimento, battezzato dal Niépce come «eliografia», conobbe in seguito numerosi perfezionamenti e portò nel 1827 allo sviluppo della prima ripresa fotografica della storia, Veduta dalla finestra a Le Gras. A essere ritratto era, per l'appunto, il panorama visibile dallo studio del fotografo, con vari tetti e fabbricati edilizi. Fu un'opera rivoluzionaria, grazie alla quale oggi viviamo questa grande stagione di massima esaltazione della fotografia.